1. Isaia Levi apre la ditta Aurora

  2. Lo stabilimento dell'azienda viene pesantemente bombardato

  3. Giovanni Enriques diventa amministratore delegato

  4. La proprietà dell’azienda passa alla famiglia Verona, che la rilancia

  5. Accanto agli stabilimenti è inaugurata l’Officina della scrittura, un museo aperto al pubblico

Aurora

L’impresa di Isaia Levi

Al termine della prima guerra mondiale l’Italia si trova di fronte a una grave crisi economica e sociale; la ricostruzione non è né immediata né semplice. Eppure, nel 1919, l’imprenditore tessile Isaia Levi si lancia in un’avventura che sarà contrassegnata da duraturo successo: nel centro di Torino, in via della Basilica 9, apre la ditta Aurora, destinata alla produzione di penne stilografiche, matite, inchiostri e articoli di cancelleria.

Isaia Levi affronta la sfida di cambiare completamente ambito produttivo perché comprende le potenzialità del settore sul mercato e riesce nei suoi intenti puntando sia sulla pubblicità sia sul design. I primi modelli in ebanite, metalli vari e parti in celluloide sono presentati ai potenziali acquirenti attraverso una capillare campagna pubblicitaria e sono esposti alle fiere internazionali di Lipsia e Milano. La varietà delle penne stilografiche incontra il gusto di fasce differenti di clientela e contribuisce al crescente successo della ditta.

Negli anni trenta l’Aurora incrementa la propria produzione con i modelli Superba, Internazionale, Novum, Asterope ed Etiopia, quest’ultimo ispirato alle conquiste coloniali dell’Italia fascista.

Tra le leggi razziali e la guerra

In seguito alla crescente campagna antisemita Isaia Levi è costretto a trasformare le imprese individuali a suo nome nella Società anonima penne e matite – Sapem, con un consiglio di amministrazione composto da uomini di fiducia. Tra questi vi è Gabriele Lattes che, dopo l’emanazione delle leggi razziali del 1938, è costretto ad abbandonare l’Italia. Isaia Levi, nonostante le sue origini ebraiche, non subisce, invece, gravi ripercussioni; grazie ai buoni rapporti che intrattiene con i vertici del regime riesce a ottenere nel 1939 la “discriminazione”, ovvero l’esenzione dall’applicazione della legislazione antiebraica, e nel 1940, caso rarissimo, l’“arianizzazione”, che gli consente di mantenere il controllo della sua azienda. Nel 1943, con l’avvio delle deportazioni, è costretto a lasciare tutto, trovando rifugio in Vaticano.

Nel corso della seconda guerra mondiale lo stabilimento di via della Basilica riporta ingenti danni causati dai bombardamenti aerei dell’autunno del 1943. La produzione è spostata nel nuovo stabilimento di Abbadia di Stura, che riparte con una certa fatica già alla fine dello stesso anno per riprendersi a guerra finita con il lancio del modello 88, disegnato da Marcello Nizzoli, pittore, architetto, pubblicitario e designer.

Trasformazione e rinnovamento

A luglio del 1945 Isaia Levi rassegna le sue dimissioni, entra nel consiglio di amministrazione il nipote Giovanni Enriques, che nel 1948 diventa amministratore delegato.

A metà degli anni cinquanta l’azienda registra un calo nelle vendite, dovuto in gran parte alla concorrenza sempre più invasiva delle penne a sfera, che impedisce il pieno successo del nuovo modello Duo Cart, una penna con caricamento a cartuccia in polietilene, realizzata su progetto di Giulio Natta, futuro premio Nobel per la chimica nel 1963.

A partire dal 1958 la proprietà dell’azienda passa alla famiglia Verona, che la rilancia, puntando su nuovi modelli e sulla pubblicità. Nel corso degli anni la ditta Aurora coinvolge nella progettazione delle penne artisti del calibro di Mario Zanuso, il cui modello Hastil (1970) è esposto al Moma di New York, e Giorgetto Giugiaro, che realizza il modello Kona (1980). Tra il 1963 e il 1965 escono il modello 98, disegnato da Albe Steiner, e l’Auretta, una penna economica in plastica, molto apprezzata soprattutto da scolari e studenti.

Negli ultimi decenni l’Aurora si qualifica a livello internazionale, avviando la produzione per grandi firme fra cui Cartier, Yves Saint Laurent e Givenchy.

In alcuni locali degli stabilimenti di Abbadia di Stura, tuttora funzionanti, nel 2016 è inaugurata l’Officina della scrittura, un museo aperto al pubblico e con ampia offerta di percorsi didattici, dedicato al segno e agli strumenti della scrittura.

 

> Guarda l’intervista a Cesare Verona

Riferimenti bibliografici

MuseoTorino

Imprese nel tempo