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Isaia Levi apre la ditta Aurora
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Lo stabilimento dell'azienda viene pesantemente bombardato
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Giovanni Enriques diventa amministratore delegato
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La proprietà dell’azienda passa alla famiglia Verona, che la rilancia
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Accanto agli stabilimenti è inaugurata l’Officina della scrittura, un museo aperto al pubblico
Aurora
L’impresa di Isaia Levi
Al termine della prima guerra mondiale l’Italia si trova di fronte a una grave crisi economica e sociale; la ricostruzione non è né immediata né semplice. Eppure, nel 1919, l’imprenditore tessile Isaia Levi si lancia in un’avventura che sarà contrassegnata da duraturo successo: nel centro di Torino, in via della Basilica 9, apre la ditta Aurora, destinata alla produzione di penne stilografiche, matite, inchiostri e articoli di cancelleria.
Isaia Levi affronta la sfida di cambiare completamente ambito produttivo perché comprende le potenzialità del settore sul mercato e riesce nei suoi intenti puntando sia sulla pubblicità sia sul design. I primi modelli in ebanite, metalli vari e parti in celluloide sono presentati ai potenziali acquirenti attraverso una capillare campagna pubblicitaria e sono esposti alle fiere internazionali di Lipsia e Milano. La varietà delle penne stilografiche incontra il gusto di fasce differenti di clientela e contribuisce al crescente successo della ditta.
Negli anni trenta l’Aurora incrementa la propria produzione con i modelli Superba, Internazionale, Novum, Asterope ed Etiopia, quest’ultimo ispirato alle conquiste coloniali dell’Italia fascista.
Tra le leggi razziali e la guerra
In seguito alla crescente campagna antisemita Isaia Levi è costretto a trasformare le imprese individuali a suo nome nella Società anonima penne e matite – Sapem, con un consiglio di amministrazione composto da uomini di fiducia. Tra questi vi è Gabriele Lattes che, dopo l’emanazione delle leggi razziali del 1938, è costretto ad abbandonare l’Italia. Isaia Levi, nonostante le sue origini ebraiche, non subisce, invece, gravi ripercussioni; grazie ai buoni rapporti che intrattiene con i vertici del regime riesce a ottenere nel 1939 la “discriminazione”, ovvero l’esenzione dall’applicazione della legislazione antiebraica, e nel 1940, caso rarissimo, l’“arianizzazione”, che gli consente di mantenere il controllo della sua azienda. Nel 1943, con l’avvio delle deportazioni, è costretto a lasciare tutto, trovando rifugio in Vaticano.
Nel corso della seconda guerra mondiale lo stabilimento di via della Basilica riporta ingenti danni causati dai bombardamenti aerei dell’autunno del 1943. La produzione è spostata nel nuovo stabilimento di Abbadia di Stura, che riparte con una certa fatica già alla fine dello stesso anno per riprendersi a guerra finita con il lancio del modello 88, disegnato da Marcello Nizzoli, pittore, architetto, pubblicitario e designer.
Trasformazione e rinnovamento
A luglio del 1945 Isaia Levi rassegna le sue dimissioni, entra nel consiglio di amministrazione il nipote Giovanni Enriques, che nel 1948 diventa amministratore delegato.
A metà degli anni cinquanta l’azienda registra un calo nelle vendite, dovuto in gran parte alla concorrenza sempre più invasiva delle penne a sfera, che impedisce il pieno successo del nuovo modello Duo Cart, una penna con caricamento a cartuccia in polietilene, realizzata su progetto di Giulio Natta, futuro premio Nobel per la chimica nel 1963.
A partire dal 1958 la proprietà dell’azienda passa alla famiglia Verona, che la rilancia, puntando su nuovi modelli e sulla pubblicità. Nel corso degli anni la ditta Aurora coinvolge nella progettazione delle penne artisti del calibro di Mario Zanuso, il cui modello Hastil (1970) è esposto al Moma di New York, e Giorgetto Giugiaro, che realizza il modello Kona (1980). Tra il 1963 e il 1965 escono il modello 98, disegnato da Albe Steiner, e l’Auretta, una penna economica in plastica, molto apprezzata soprattutto da scolari e studenti.
Negli ultimi decenni l’Aurora si qualifica a livello internazionale, avviando la produzione per grandi firme fra cui Cartier, Yves Saint Laurent e Givenchy.
In alcuni locali degli stabilimenti di Abbadia di Stura, tuttora funzionanti, nel 2016 è inaugurata l’Officina della scrittura, un museo aperto al pubblico e con ampia offerta di percorsi didattici, dedicato al segno e agli strumenti della scrittura.