-
L’imprenditore Riccardo Gualino fonda la Società di navigazione italo-americana (Snia)
-
La Snia cambia denominazione in Società di navigazione, industria e commercio
-
La Snia acquista la Società Viscosa di Pavia
-
Gli stabilimenti subiscono numerosi bombardamenti
-
La Snia è sede di grandi scioperi operai
Snia Viscosa
Un eccentrico esordio
Nel 1917, nel pieno del primo conflitto mondiale, l’imprenditore di origini biellesi Riccardo Gualino, dopo alcune esperienze nell’ambito del commercio del legname, grazie al sostegno di Giovanni Agnelli, intuisce il potenziale di espansione dei trasporti marittimi, fondando la Società di navigazione italo-americana (Snia). Scopo principale della società è il trasporto di combustibile dagli Stati Uniti all’Italia, necessario al rifornimento dei mezzi militari. Al termine della guerra la richiesta di combustibile si riduce considerevolmente e la Snia entra in crisi, i vertici aziendali, pur conservando il tradizionale ramo marittimo, si lanciano allora in una coraggiosa diversificazione della produzione, concentrandosi sulle fibre tessili. Nel 1919 la Snia cambia denominazione in Società di navigazione, industria e commercio.
Il regno delle fibre artificiali
Nel 1920 la Snia acquista la Società Viscosa di Pavia, proprietaria, tra l’altro, del secondo stabilimento italiano di fibre chimiche situato a Venaria Reale. Nasce in questo modo la Snia Viscosa, marchio di pregio di una delle aziende più produttive nel campo delle fibre tessili artificiali. Le fibre sintetiche, infatti, in quegli anni si affermano sempre più sul mercato come sostituti della pregiata, ma costosa seta. Grazie all’incremento di produzione e vendite, nel 1925 la Snia procede alla costruzione di un nuovo stabilimento in località Abbadia di Stura, ai margini del quartiere torinese di Barriera di Milano, in prossimità della Snia Venaria e della nascente autostrada Torino-Milano, ma anche lontano dal cuore della città e dagli operai delle altre fabbriche cittadine, possibili centri di contestazione e ribellione. Lo stabilimento entra in funzione l’anno successivo su una superficie di due milioni di metri quadrati e nel 1927 arriva a una produzione annua di 13 milioni di chilogrammi di filati artificiali. Nello stesso anno l’azienda acquista il Gruppo seta artificiale e apre un’altra area produttiva in Borgo San Paolo, negli ex locali della Diatto.
Dopo aver superato egregiamente la crisi finanziaria internazionale del 1929, nel 1931, prima azienda in Italia, avvia la lavorazione del fiocco, una fibra corta artificiale fino a quel momento non ancora prodotta a livello industriale. Nel frattempo, nel 1930, Riccardo Gualino, è sostituito alla presidenza da Senatore Borletti mentre è nominato direttore Franco Marinotti.
Oltre al fiocco la Snia si specializza in altri fibre tessili artificiali, tra cui il rayon e il woolna, un filato simile alla lana. Nel 1936 raggiunge la produzione annua di 47 milioni di chilogrammi di filati realizzati da poco meno di 2000 dipendenti suddivisi tra i due stabilimenti torinesi.
Il villaggio Snia
In concomitanza con la costruzione dello stabilimento di Abbadia di Stura è anche realizzato dalla medesima società il villaggio. Il progetto iniziale prevede 11.000 vani in grado di accogliere i circa 15.000 lavoratori, che la società intendeva assumere. In fase di realizzazione il progetto subisce però un drastico ridimensionamento: sono edificati 576 vani al cui interno trovano spazio 800 dipendenti. Le strutture abitative sono organizzate in rigoroso ordine gerarchico: nel primo caseggiato abitano le autorità, nel secondo trovano spazio i negozi e i sorveglianti, nel terzo i capisquadra, i capi reparto e gli autisti e nei rimanenti gli operai e le loro famiglie.
Il villaggio, di notevole qualità architettonica, subisce le conseguenze del suo isolamento dal resto della città e la scarsità di servizi. A eccezione di un lavatoio, una chiesa e qualche negozio di alimentari, non esistono, infatti, altri luoghi di ritrovo. Inoltre i lavoratori, in gran parte provenienti dal Veneto, sono sottoposti a ritmi molto faticosi e al contatto con prodotti chimici spesso nocivi, che rendono difficoltosa la loro quotidianità.
Dalla guerra alla chiusura
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la Snia diventa fabbrica ausiliaria e, nonostante l’isolamento dal centro di Torino, i suoi operai partecipano attivamente agli scioperi del 1943 e del 1944, molti dei quali subiranno per ritorsione il licenziamento, l’arruolamento forzato nell’esercito e, nel 1944, la deportazione in campi di lavoro nazisti. Fra il 1942 e il 1943 gli stabilimenti torinesi subiscono diversi danni a causa dei bombardamenti, in particolare quello di Borgo San Paolo. Quello di Abbadia di Stura è danneggiato solo nel reparto falegnameria, ma le difficoltà a reperire le materie prime bloccano di fatto la produzione negli ultimi anni del conflitto.
A guerra finita la produzione riprende a ritmi non del tutto soddisfacenti, tanto che nel 1954, mentre lo stabilimento di Borgo San Paolo rimane attivo ancora qualche anno, quello di Abbadia di Stura chiude. La Snia lo cede alla Michelin che lo utilizza fino all’inizio degli anni ottanta. Attualmente, sull’area un tempo occupata dalla strutture produttive, sorge un ipermercato; lo stabilimento di Borgo San Paolo è occupato dall’Ufficio toponomastica e statistica della Città di Torino.