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La famiglia Peyrano apre a Torino una azienda di produzione e vendita di caramelle
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La Peyrano rileva la storica pasticceria Pfatisch e diventa Peyrano Pfatisch
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L'azienda chiude definitivamente e nel 2019 ne viene dichiarato il fallimento
Peyrano
Il nome dei Peyrano rappresenta sicuramente un punto di riferimento per i torinesi, non solo per gli amanti del buon cioccolato, anche se la loro storia ha inizio, nel 1912, lontano dalla capitale sabauda e più precisamente ad Ancona. È lì che si trasferisce Antonio, insieme alle sorelle Lucia e Giovanna, dopo un periodo di apprendistato presso la Baratti&Milano, per essere assunto dalla ditta di caramelle Capobianchi in qualità di tecnico della cioccolata. La sorella Lucia è invece assunta con la funzione di responsabile dell’incarto delle caramelle.
Dopo solo due anni la famiglia decide di ritornare a Torino per avviare un’attività in proprio di produzione e vendita di caramelle, aprendo la bottega lungo il Po, destinata a diventare un luogo rinomato nel panorama delle produzioni dolciarie torinesi. Nel corso dei decenni le pareti del negozio si sono ricoperte di lettere di ringraziamento di regnanti, politici, industriali e personalità della vita torinese, soprattutto a partire dall’avvio della lavorazione del cioccolato alla fine della prima guerra mondiale. La famiglia Peyrano si dedica con passione alla nuova specializzazione non mancando di apportare miglioramenti e diversificare la produzione nel tempo grazie soprattutto all’acquisizione di strumenti tecnologicamente sempre più avanzati. Diventa così nota in città e altrove per gli alpini, cioccolatini ripieni di grappa, per le praline a forma di conchiglie, noci, nocciole, mandorle e cuori, per i cremini e i gianduiotti.
Nel 1963 la ditta rileva la storica pasticceria Pfatisch di corso Vittorio Emanuele II 76, che è ribattezzata Peyrano Pfatisch; chiuderà definitivamente nel 2017.
Dal 2002 al 2010 la Peyrano tenta la fusione, che risulterà fallimentare, con il gruppo industriale napoletano della famiglia Maione; dopo un primo periodo di destabilizzazione è in grado di riprendere in mano la produzione, tornando ai vecchi splendori. Purtroppo negli ultimi anni i crescenti debiti portano la storica ditta al fallimento, dichiarato all’inizio del 2019.